Lo sviluppo della fiducia in sé quando si ha a che fare con bambini o bambine è un tema importante.
Infatti, genitori ed insegnanti, nel rispetto di ruoli e competenze di ciascuno, hanno il dovere di sostenere bambini e bambine nel loro processo di crescita facendoli sentire orgogliosi di sé e accolti senza giudizio. Se hai letto altri articoli nel mio blog, ormai sai qual è la mia visione dell’infanzia e della scuola (in caso negativo, recupera qui).
Quello di voler guidare i propri figli ad avere fiducia in sé è un sano bisogno dell’adulto che risponde al loro bisogno di costruire un’autostima realistica e solida. Spesso pensiamo che lodarli sia un modo corretto per aiutarli ad aumentare la loro fiducia in sé. Hai fatto qualcosa di bello? Ti dico che sei bravo. Hai imparato qualcosa di nuovo? Ti dico che sei stata bravissima.
Dire “bravo” e le lodi in generale hanno certamente a che fare anche con la fiducia in sé che vogliamo che i nostri bambini sviluppino, ma non nel modo in cui siamo abituati a credere.
In questo articolo trovi delle considerazioni sullo sviluppo della fiducia in sé nei bambini che spero ti sostengano nel riflettere sull’argomento.
Perché le lodi non funzionano nel lungo termine
Ciao
Sono Irene Cavicchioli e mi occupo di educazione rispettosa facendo la maestra alla scuola primaria.
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Ho ricevuto messaggi o commenti da parte di genitori che in soldoni dicevano:
ma come faccio a fargli sviluppare fiducia in sé se non gli dico “bravo”?
Parliamo quindi di sviluppo di fiducia nelle proprie capacità e lodi: non sono l’una conseguenza dell’altra nel lungo termine (esattamente come punizioni e buona educazione).
Le lodi infatti, nel lungo periodo, non funzionano perché semplicemente la costruzione della fiducia in sé non si posa su queste basi. La faccenda è ben più complessa di un semplice “bravo” o “brava” ripetuto mille volte al giorno!
Avere fiducia in sé significa essere consapevoli che saremo in grado di prenderci cura da soli dei nostri bisogni grazie alle nostre capacità di risolvere i problemi e di superare gli ostacoli quotidiani, piccoli o grandi che siano.
Ma come avviene lo sviluppo della fiducia in sé nei bambini? Come si costruisce?
Primo fra tutti, per avere fiducia in me, devo avere un buon senso di autoefficacia (Bandura, 1994). In parole molto semplici, devo percepire di essere efficace nel risolvere compiti e problemi. A questo, si lega l’autostima, vale a dire che devo imparare a darmi valore e apprezzarmi in modo duraturo.
Per costruire una solida fiducia in sé, i bambini vanno sostenuti nello sperimentare successi. Vanno messi nella situazione di sentirsi capaci. Ad esempio, come adulto, posso fare questo mettendoli di fronte a delle sfide ottimali, alla loro altezza, cioè non troppo difficili, ma nemmeno troppo facili. Come faccio a farlo? E’ fondamentale osservare molto molto molto il bambino che hai davanti e non proporre cose a gamba tesa che ti impedirebbero di aggiustare eventualmente il tiro. Hai mai sentito parlare della “zona di sviluppo prossimale” di Vygotskij? Eccola qua.
Un bambino, poi, ha bisogno di sentire di potercela fare, di percepire che l’adulto di riferimento è convinto che possa riuscire in ciò che sta facendo. Almeno fino alla fine della scuola primaria, bambini e bambine costruiscono la percezione di se stessi di riflesso e sulla base dell’opinione che hanno di loro le figure di riferimento.
Per poter riuscire in quello che vogliamo, ciascuno di noi ha bisogno di essere consapevole di avere ciò che serve per raggiungere il suo traguardo, bambini e bambine compresi. Un altro aiuto che possiamo offrire ai bambini, è quello di fornire dei modelli. Osservare altre persone simili a loro che riescono a raggiungere il proprio obiettivo grazie all’impegno, alla determinazione, alla costanza è utile. Il modeling è la BASE dell’apprendimento.
Spunti teorici in più sul legame tra lodi e apprendimento
Che la lode non favorisca l’apprendimento e lo sviluppo della fiducia in sé nei bambini, i grandi pedagogisti della storia lo avevano capito fin da subito.
Non è un caso che i materiali autocorrettivi pensati da Maria Montessori siano tutti pensati in modo tale che i bambini non abbiano bisogno del feedback dell’adulto per capire se hanno fatto giusto o sbagliato.
Anche Freinet aveva pensato agli schedari autocorrettivi, vale a dire delle scatole che contenevano esercizi che gli alunni potevano svolgere e poi correggere da soli grazie ad altri schedari con le soluzioni che venivano lasciate loro a portata di mano.
Alcune insegnanti della scuola primaria, nonostante il nostro Ministero dell’istruzione ormai da due anni abbia abolito la valutazione numerica a scuola in favore di giudizi descrittivi, faticano molto a trovare altri modi di valutare gli apprendimenti dei bambini e continuano, senza spesso rendersi conto, a scrivere voti e giudizi sotto travestimenti vari.
L’apprendimento di contenuti è efficace quando o siamo fortemente motivati da dentro (motivazione intrinseca in gergo) oppure se proviamo grandi emozioni di fronte alla situazione. Le lodi anche aui, non c’entrano!
Se vuoi approfondire, ti consiglio di leggere “Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere” della neuroscienziata Daniela Lucangeli. Un’altra lettura interessante se sai l’inglese è questo articolo di Alfi Kohn.
Altri articoli che ho scritto sull’argomento sono: Non dire bravo ai bambini! e Altri modi di dire “bravo” a bambini e bambine.
Che cosa ne pensi? Qual è la tua esperienza? Lascia un commento qui sotto e parliamone!
Immagine di copertina di Neda Ivanova