Punizioni bambini: alzi la mano chi di voi non si ricorda almeno una situazione in cui ne ha ricevuto una quando era piccolo o piccola!
Purtroppo dobbiamo ammettere che il concetto di punizione ha accompagnato molti di noi da quando siamo nati. Quasi fosse l’unica risorsa e mezzo disponibile ai molti adulti di riferimento per darci una buona educazione, in tanti siamo cresciuti con l’idea che la punizione sia la soluzione a molti problemi.
Ma quali sono i pro e i contro delle punizioni ai bambini? Che cosa significa davvero educare? A che cosa andiamo incontro se decidiamo di dare punizioni e quali sono le alternative?
Te ne parlo bene bene in questo articolo.
Ciao, mi chiamo Irene Cavicchioli
mi occupo di educazione rispettosa, mentre faccio la maestra della scuola primaria.
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Pro e contro delle punizioni ai bambini: perché le diamo?
Ti svelo un segreto: i pro delle punizioni ai bambini non esistono.
Ma questo in realtà non è proprio un segreto, è più un fatto conosciuto che ai più però in qualche modo piace o fa comodo ignorare.
Il protrarsi di queste dannose pratiche educative fonda le sue basi su un sistema di credenze sbagliate, come ad esempio:
“Sì è sempre fatto così”
“Io sono stato cresciuto così e guarda come sono cresciuto bene”
“L’adulto sono io, quindi comando io” (ergo: dispongo di te che sei piccolo come mi pare e piace)
In realtà, in parole semplici, le punizioni vanno evitate come la peste. Non esiste fondamento o studio pedagogico alcuno che giustifichi questa pratica. Ne esistono invece centinaia che provano che le punizioni sono sicuramente controproducenti e dannose.
Punizioni bambini: prendiamoci le nostre responsabilità da adulti
Perché noi adulti diamo delle punizioni o dei castighi? Abituiamoci a chiederci “perché” facciamo le cose, ad esempio perché scegliamo un’azione educativa per un bambino al posto di un’altra.
Così facendo possiamo andare a fondo delle motivazioni che ci spingono per esempio a scegliere di dare una punizione piuttosto che scegliere la via della tolleranza e del dialogo.
Assumersi le responsabilità di crescere una creatura significa dover scendere a patti con sé stessi, con le proprie abitudini e con i propri copioni educativi incamerati. Solo così si può imparare ad essere degli educatori davvero onesti e consapevoli delle conseguenze delle nostre azioni.
Quindi, ti invito a pensare a quello che ti accade ogni giorno se hai a che fare con l’educazione. Che tu sia un genitore o un educatore, ti capita mai di dare delle punizioni ai bambini o alle bambine che educhi?
Nel prossimo paragrafo ti aiuto a riflettere con degli esempi pratici.
Quando un adulto punisce un bambino: esempi pratici
Torniamo quindi all’ultima volta che hai utilizzato la punizione per educare qualcuno.
Prova a pensarci e cerca di analizzare ben bene che cosa è capitato.
Per aiutarti ti inserisco un paio di esempi molto comuni di situazioni in cui un adulto ha ricorso alle punizioni a bambini.
Esempio 1
Siamo a casa, è sera: il papà è appena tornato dal lavoro. La giornata è stata lunga e ciò che non vede l’ora di fare è andare a casa e riposarsi, togliere le scarpe, fare una doccia e chiacchierare con l’altra metà della mela. Invece quando entra trova due figli che lo aspettano e che non vedono l’ora di raccontare tutto quello che hanno vissuto durante la giornata, di fare la lotta, di giocare a scacchi, di saltare e correre in giro per l’eccitazione. Insomma, questo papà è mancato loro un sacco, ora che è a casa se lo vogliono proprio godere.
Cosa accade?
“Bambini, un attimo, ora parlo un po’ con la mamma poi vi ascolto” dice. “Vi ho detto che voglio parlare con la mamma e poi gioco con voi” ripete. “Bambini ma non avete capito che cos’ho detto?” e ancora “ma quante volte ve lo devo dire che ora voglio parlare con la mamma?” e infine “MA ALLORA NON MI SENTITE PROPRIO! ORA BASTA, MI AVETE PROPRIO FATTO ARRABBIARE. FILATE IN CAMERA VOSTRA COSI’ IMPARATE E LA PROSSIMA VOLTA ASCOLTERETE QUANDO VI DICO QUALCOSA!”.
Esempio 2
Siamo a scuola, lezione di matematica: la maestra ha mal di testa o è stanca o si è svegliata con una brutta giornata, tutte situazioni realistiche e comprensibilissime. Lei vorrebbe solo spiegare le benedette addizioni. I bambini, che sono bambini e in quanto tali naturalmente dotati dell’energia di un tornado messicano, non ne vogliono proprio sapere di stare in silenzio e fermi come mummie. Loro vorrebbero solo fare qualcosa di meno noioso o giocare o parlare con i compagni. Lei spiega. Loro parlano, si alzano, si muovono, cadono dalle sedie, si stendono sui banchi, guardano fuori dalla finestra, tutte situazioni realistiche e comprensibilissime.
Cosa accade?
“ORA BASTA! Ve l’ho detto mille volte di smetterla, ora per punizione fate la merenda seduti, così imparate. Vediamo se la prossima volta non mi ascolterete mentre io spiego matematica”.
Educare significa accompagnare nella crescita
Cerchiamo di capire che cos’hanno in comune le due situazioni che ho appena descritto per riflettere su quando un adulto decide di punire un bambino.
Spesso accade che lo faccia quando pensa che abbia sbagliato qualcosa.
Il papà che punisce i propri figli perché lo hanno interrotto molte volte mentre parlava con la mamma può pensare che sia sbagliato farlo e che un modo per correggere questo errore sia allontanare i bambini. Una maestra che pensa che sia sbagliato che i suoi alunni non l’ascoltino può pensare che per il loro bene sia corretto privarli di qualcosa che piace loro pur di insegnare ad ascoltare.
Spesso però gli errori e gli sbagli che fanno i bambini vengono vissuti in maniera disfunzionale dall’adulto. Lo sbaglio viene visto come qualcosa che va corretto o “raddrizzato”.
Come educatori dobbiamo invece entrare nell’ottica che gli errori sono semplicemente delle opportunità che un’esperienza ti dà per poter migliorare.
Come educare i bambini senza punizioni?
E’ infatti l’esperienza stessa dell’errore che insegna ai bambini ad affrontare le situazioni in modo corretto: se sbagliano la prima volta, la prossima volta faranno la stessa cosa in maniera diversa. Miglioreranno le loro azioni, a patto che venga lasciato loro il tempo e lo spazio di vivere quell’errore in modo positivo ed educativo.
Per educare i bambini senza punizioni, nell’ambito dell’educazione rispettosa, invece di utilizzare premi e punizioni, devi prevedere di lasciare che il bambino viva le conseguenze logiche delle sue azioni.
Lavorare ed educare in dinamiche di rispetto è faticoso.
Nel breve periodo è molto più facile cogliere l’efficacia di una punizione. Le azioni educative basate sul dialogo e sulla comunicazione empatica richiedono tempo, coerenza e pazienza.
Nel lungo periodo è però molto più facile cogliere gli enormi danni dell’educazione basata su pratiche come i ricatti, le punizioni e i premi. Chi ha il privilegio di lavorare con bambini e bambine se ne accorge ogni giorno!
E’ ormai scientificamente provato che bambini e bambine imparano solo in un contesto di emozioni positive. Qual è il tuo alibi per continuare ad usare sculaccioni, schiaffi e sgridate con la pretesa dell’educazione?
Illustrazione di copertina di Viktoria Sokolova
Ho letto il tuo articolo perché un influencer ha consigliato il tuo sito.
Molto interessante quello che scrivi, ma la domanda che mi viene alla fine dell’articolo è: allora per tollerare di più, quindi no castighi/punizioni, cosa è meglio fare?
Quali esempi pratici dai per evitare che il tutto non ci faccia scegliere nuovamente “la strada più semplice”?
Gentile Laura,
sto preparando un articolo che approfondisce ulteriormente il discorso punizioni, con esempi pratici e informazioni per scegliere con più consapevolezza che cosa fare di fronte ad episodi in cui tradizionalmente si darebbe un castigo. Tra qualche giorno sarà online!
Sono Gianluca un papà di un bambino di 8 anni , sono rimasto molto colpito dalla passione che mette in quello che scrive mi sono messo a cercare su internet qualcosa che parlasse di scuola insegnati eccetera e sono imbattuto qui , dopo aver fatto i colloqui con gli insegnanti di mio figlio sono rimasto molto deluso direi amareggiato , le spiego perché praticamente in 15 minuti mi hanno parlato solo del problema che fa errori grammaticali nella scrittura è che a breve ci saranno dei test dove se venisse fuori ancora un asterisco sul questionario dovranno comunicarlo alla Usl e poi mi contatteranno . Ma io sono. Stupito mi sembra normale in terza elementare sbagliare le doppie e dare difficoltà e confondere le parole oppure mi sbaglio ??
Ciao Gianluca, mi dispiace se i colloqui con le insegnanti di tuo figlio non sono andati come speravi. Purtroppo a volte il tempo per parlare con i genitori non è molto e se ci sono delle difficoltà si rischia di far emergere solo quelle e di dimenticare di parlare dei punti di forza. Purtroppo non ti riesco ad aiutare con un commento, ogni bambino o bambina è diverso e non sono in grado di valutare questa situazione senza approfondire. Se io avessi dei dubbi, chiederei un ulteriore colloquio con le insegnanti dove poterli chiarire. Vi auguro di riuscire a risolvere la situazione!
Ciao Ire, molto interessante questo articolo.
Posso chiederti però come, negli esempi che hai fatto, sarebbe stato giusto agire verso i bambini perché imparassero dai loro errori? Grazie
Ciao Diletta, che piacere ritrovarti qui.
Gli esempi che ho fatto mettono in luce alcuni comportamenti tipici degli adulti che a volte non tengono conto dei bisogni dei bambini: nel caso del papà che torna al lavoro probabilmente si tratta del bisogno dei bambini di passare del tempo insieme, nel caso dell’insegnante potrebbe essere il bisogno di giocare o di essere riconosciuti come protagonisti attivi del loro apprendimento. A mio parere non si tratta di errori dei bambini.
Cosa deve fare un adulto in questi casi dipende da molti fattori, come ad esempio l’età del bambino, ogni situazione andrebbe quindi letta nella sua complessità.
Nel caso dei bambini più piccoli, come potrebbe essere quello del papà, io farei qualche bel respiro in macchina prima di entrare per essere psicologicamente pronta all’energia che troverò una volta varcata la porta di casa. Dopo un primo momento di euforia, l’emozione dei bambini va riconosciuta e va chiamata con il suo nome: “vedo che siete molto eccitati perché non ci siamo visti tutto il giorno, anche io sono molto contento di vedervi.” Poi comunicherei ai bambini il mio bisogno di parlare con l’altro genitore. Se si rispettano i bisogni dei bambini con coerenza e pazienza, nel lungo termine anche loro rispetteranno i nostri. Questa è la teoria, la pratica è di certo più complessa! Routine fisse, organizzazione e collaborazione tra genitori aiutano molto nella gestione dei bambini soprattutto sotto i sei anni.
Nel caso dell’insegnante e quindi di bambini un po’ più grandi, si potrebbe chiedere la loro collaborazione anticipando che cosa si andrà a fare, ad esempio: “cari bambini e care bambine, per oggi ho previsto di spiegare le addizioni. La spiegazione durerà dieci minuti al massimo, poi faremo qualche esercizio, infine andremo a merenda. Se ci concentreremo per questa mezz’ora, prevedo che riusciremo a fare una merenda bella lunga che vi farà molto bene perché vedo che siete molto stanchi e che avete bisogno di giocare (riconosco e do valore al bisogno dei bambini). Cosa dite?” La cosa importante è poi rispettare quanto pattuito. Sfido qualunque maestra a trovare un bambino che non collabori 😉